Tecnica mininvasiva per via anteriore: due nuovi casi di successo di artroprotesi d’anca
Due donne con la medesima diagnosi: grave coxartrosi dell’anca che da tempo limita le funzionalità dell’articolazione e, in particolare, la capacità deambulatoria.
In un caso, la paziente 93enne ha sviluppato la patologia, di tipo primitivo, per effetto della progressiva degenerazione articolare che ha portato, nel tempo, ad un crescente e costante dolore nello svolgimento delle più comuni attività quotidiane. Nel secondo, invece, è a 65 anni che l’artrosi d’anca, sviluppatasi secondariamente ad un’obesità patologica che l’aveva portata a raggiungere i 130 kg di peso, diventa insostenibile.
Entrambe si sono rivolte al dottor Paolo Razzaboni e a OrthoSport Group per trattare la sintomatologia dolorosa, e la conseguente rigidità, e creare le condizioni per recuperare la mobilità articolare. L’approccio scelto dal dottor Razzaboni è stato un intervento di artroprotesi d’anca con tecnica mininvasiva, usando l’accesso per via anteriore diretta (DAA). Di fronte a due casi clinici profondamente diversi come questi, la medesima metodica ha rappresentato la scelta più indicata innanzitutto perché, risparmiando le inserzioni muscolo-tendinee, riduce il rischio di complicanze durante e dopo l’intervento in soggetti che, per motivi differenti, presentano un quadro complicato da varie comorbidità. Inoltre, a questo vantaggio, si associa un limitato dolore post-operatorio, che consente al paziente di intraprendere subito il programma riabilitativo e, quindi, di ridurre i tempi di recupero.
All’ottavo giorno dall’intervento per le pazienti sono arrivate le dimissioni, quando avevano raggiunto già un’ottima capacità deambulatoria e una buona autonomia nel salire e scendere le scale con l’utilizzo di appoggi.